Roberto Sanseverino a Radio Radicale/Anche Mario Baldassarri conviene con la lettera del segretario del Pri a Monti Dalla Bce impegno utile alla tenuta dell’euro Radio Radicale ha intervistato il prof. Roberto Sanseverino, docente di economia degli intermediari bancari e finanziari all’Università LUMSA di Roma. Di seguito la trascrizione del colloquio. La situazione europea e mondiale è allarmante ma è anche singolare, se è vero che, con i mercati in fortissima fibrillazione per alcune nazioni europee, sono bastate alcune parole del presidente della Bce Draghi per generare la tranquillità necessaria per far ritornare le cose nella "norma". Analizziamo questo dato facendoci aiutare da Roberto Sanseverino. Professore, partiamo dalla stringente attualità, cioè dal presidente Draghi che fa la voce grossa davanti ad alcuni banchieri e i mercati che si calmano… Io credo che la notevolissima volatilità dei mercati nelle condizioni di un mondo globalizzato continuerà anche nei prossimi tempi. Questi sbalzi di comportamento delle parti politiche o degli esperti non modificheranno di molto il trend, che certamente è un trend internazionale negativo. Aggiungerei che siamo passati - secondo la mia opinione che è anche l’opinione di alcuni economisti internazionali di primissimo livello - da una situazione di negatività e quindi di rischio di qualche Paese (come l’Italia, la Grecia, la Spagna e il Portogallo) ad una negatività verso l’Euro in generale. Motivo per cui andrebbero allora modificate alcune iniziative a livello europeo, iniziative che stentano ad essere considerate, studiate e realizzate. Partendo sempre dalla cronaca odierna, sembra di capire che ci sia una sorta di braccio di ferro tra la Bce e il sistema bancario tedesco sul da farsi. Lei condivide questa sensazione di contrapposizione? Non è tanto il sistema bancario tedesco, perché quest’ultimo rispecchia le condizioni del governo tedesco ed è lì che il braccio di ferro è più difficile da risolvere. Chiaramente l’utilizzo dei sistemi di riferimento della Banca centrale è completamente diverso secondo le varie opinioni. Per noi economisti una delle soluzioni più rapide e più incisive per l’Europa dovrebbe dipendere dalla posizione e dall’atteggiamento della Banca centrale, la quale, detto in termini brutali, dovrebbe stampare moneta: né più né meno che stampare moneta. Alcuni dimenticano - anche alcuni politici - che le Banche centrali utilizzano le loro iniziative per stampare moneta perché non hanno entrate autonome e indipendenti, se non in minima parte. La Banca centrale stampa moneta tenendo conto degli equilibri del mercato. Uno dei supporti migliori in questo momento è quello di utilizzare la Banca centrale per comprare titoli sui mercati primari. Questa è una chiave per iniziare ad alleggerire la situazione in Europa. Ma la politica tedesca invece si oppone a questo utilizzo della Banca centrale. Fino a quando non si risolverà questo braccio di ferro (che oggi vedo in una situazione leggermente attenuata) le cose non andranno avanti, ma rimarranno nello stato di paralisi in cui ci troviamo ora. Questa ipotesi, questa soluzione di stampare moneta da parte della Bce era stata già ventilata anche nei giorni scorsi da più parti in Italia. Ci sono dei rischi per questa operazione, all’apparenza così semplice? No, in realtà i rischi sono solamente politici. Passando ad un’attivazione del genere dei poteri della Bce, chiaramente ci si oppone ad alcune indicazioni di politica economica, che sono però più di politica che di economia. Questo è il punto. Inoltre lo Statuto europeo vieterebbe - in teoria e solo in teoria, perché poi la Bundesbank lo ha fatto tranquillamente - l’attivazione della Bce sui mercati primari, ma permetterebbe qualche rara volta di intervenire sui mercati secondari. Mentre invece la soluzione migliore è proprio quella di stampare moneta, acquisire quindi potere di acquisto sui mercati e comprare i titoli di debito dei vari Paesi alle emissioni sul mercato primario. Perché poi io penso che questo non sarebbe molto rischioso? Perché nel prossimo anno e mezzo le emissioni, sulle quali dovrebbe intervenire il potere di acquisto della Bce, sarebbero - rispetto all’immenso debito pubblico che abbiamo in Europa – solo una piccola parte, il 10-15% . La Banca centrale non sposterebbe equilibri monetari, e quindi inflazionistici. Lo potrebbe fare benissimo senza causare alcun effetto controproducente. Professore, passiamo a casa nostra. Sappiamo di essere tra coloro che maggiormente rischiano un crollo del sistema. I famosi "compiti a casa" fatti dal governo Monti per quanto riguarda i mercati, non sembrano essere serviti più di tanto. Ora siamo alle prese con la spending review. Alcuni propongono una ricetta, l’ultimo in ordine di tempo è stato Baldassari, e cioè quella di mettere mano al patrimonio pubblico. E’ una vecchia ricetta mai messa in pratica… La sua osservazione è particolarmente interessante. Se ne parla da anni ma, come al solito in Italia, non se ne fa niente. Questo è uno dei provvedimenti più utili per il nostro Paese: non trascinerebbe con sé alcuna difficoltà. Mi fa piacere che il professor Mario Baldassarri, noto economista, ne abbia parlato in una intervista proprio a Radio Radicale. Ne sono contento anche per ragioni personali perché a gennaio, con altri economisti, abbiamo studiato la possibilità di creare un grande fondo nazionale, non passando attraverso la vendita - questa sarebbe la grossa innovazione - ma con un fondo di investimento a base nazionale, in cui inserire non solo il patrimonio pubblico ma anche tutte le partecipazioni più importanti. Secondo i calcoli fatti dal Tesoro nel gennaio 2010 ci sarebbero oltre 1.000 miliardi di beni pubblici, comprese le partecipazioni, che potrebbero essere utilizzati. Questa nostra proposta è stata ripresa anche da altri media. E devo anche ricordare che è stata proposta da "La Voce Repubblicana". I repubblicani non solo hanno dedicato a questo tema un articolo sul loro quotidiano, ma addirittura hanno pubblicato una lettera del Pri al presidente del Consiglio, proponendo un’analisi, uno studio, un esame di questa proposta. Sono contento che un esperto come il professore Baldassarri la appoggi: io sono a disposizione per parlarne e approfondirla, proprio perché l’Italia non vuole saperne. E non sente ragioni in quanto una operazione del genere - interessantissima e che avrebbe dei risultati importantissimi - smuoverebbe parecchi interessi della burocrazia rampante, che ovviamente potrebbe esserne danneggiata. Si avvicina il "generale agosto": si chiama così in economia perché è sempre il mese più temuto… Ogni agosto si avvicina sempre lo stesso interrogativo, ma io ho qualche dubbio sul fatto che la situazione, così deteriorata, possa peggiorare oltre il limite in cui già siamo. |